vs virus – cronache da casa mia

È da mercoledì 11 marzo che non oltrepasso il cancello di casa. Francesco invece è uscito per l’ultima spesa proprio mercoledì e da giovedì non ha più visto la strada nemmeno lui.

Non è poi molto…ma la situazione probabilmente non cambierà fino a fine mese e probabilmente oltre.

Fino a pochi giorni fa forse siamo stati tutti troppo poco cauti o forse ci abbiamo messo un po’ a comprendere a pieno la gravità della situazione. Forse le autorità stesse avevano sottovalutato la situazione.

Noi la nostra ultima passeggiata in tre l’abbiamo fatta martedì scorso, ci siamo diretti al Parco delle Favole dove le aree gioco erano effettivamente quasi deserte, ma comunque la quantità di gente a passeggio, di corsa o in bici ci ha fatto desistere e abbiamo cercato strade alternative poco frequentate in quartiere. Ogni persona incontrata era un ostacolo da evitare..abbiamo cambiato marciapiede più volte su ogni tratto di strada percorsa, perché quando incroci qualcuno in direzione opposta sullo stesso marciapiede sei a meno di un metro di distanza e se quel qualcuno starnutisce o tossisce inavvertitamente proprio mentre ti sta incrociando l’angoscia da virus sale.

Sembra di stare in uno di quei cavolo di libri e film o giochi da tavolo che tanto hanno appassionato Francesco nella sua vita. Spero che questo film abbia un finale migliore della maggior parte di quelli visti. E che il gioco collaborativo lo si vinca, nonostante le mosse sbagliate di alcuni in cui inevitabilmente si incappa.

Il fatto è che questa è pandemia e le perdite in squadra sono state già troppe e sappiamo anche che non sono finite.

Bisogna evitare i contatti sociali, bisogna isolarsi per sconfiggere il propagarsi del virus. E noi da una settimana viviamo tra casa e cortile. Benedetto cortile.

Da lunedì scorso Francesco ha smesso di lavorare al mercato…un ambiente troppo a rischio per un guadagno improbabile dato tutti i moniti a rimanere a casa se non per necessità. A Milano poi i mercati sono stati sospesi ufficialmente da giovedì.

Noi siamo per nostra natura dei pigroni, e per nostra natura cerchiamo di essere ottimisti e siamo grati, gratissimi, di tutto ciò che abbiamo e siamo innamoratissimi l’una dell’altro e del nostro piccolo Adamante, che ha compiuto 3 mesi nel bel mezzo della pandemia. Così abbiamo trovato subito tutti i lati positivi dello stare a casa insieme.

Ogni giorno ci svegliamo con un bimbo che ci fa grossi sorrisi e per tutto il giorno essere in due a gestirlo e a goderne è davvero impagabile.

Io sono in maternità quindi nessuno dei due deve lavorare da casa…stiamo vivendo in una sorta di lunghissima pigra domenica.

Anche le gatte sembrano felici di averci continuamente tra le zampe e si stanno riequilibrando e rilassando i rapporti che dopo la nascita erano divenuti un po’ più tesi.

Amiamo la nostra casetta ( #cialdini35 ), nonostante tutti i suoi piccoli e grossi acciacchi, amiamo la luce che la pervade nelle giornate di sole e amiamo il fatto di avere un piccolo spazio all’aperto.

Le liste di cose da fare non ci mancano e non ci sono mai mancate…faccio davvero fatica a immedesimarmi in chi ha paura di rimanere a casa perché non sa come impiegare la giornata. Noi in una settimana in due siamo riusciti a combinare poco e niente ma sicuramente non perché siamo sprovvisti di idee o di arretrati. Ci siamo goduti il nostro bimbo e ci siamo stancati con lui, abbiamo seguito i suoi ritmi, ci siamo lasciati andare un po’ alla pigrizia, lo ammetto, abbiamo gestito le emergenze (che non mancano mai…tipo scoprire che al piano di sopra sono sgorgati gli scarichi della vicina nel nostro piatto doccia e hanno messo in pericolo parecchie cose nostre appoggiate al pavimento oltre al pavimento stesso), abbiamo gestito le cose di tutti i giorni che a volte nella vita normale facciamo fatica a gestire (piatti, pavimenti, lavatrici, pulizia generale della casa)…

E in qualche modo ci è sembrato di aver quasi meno tempo di prima per leggere libri (che non riguardino il virus) o immergerci negli altri nostri, tanti, interessi.

Siamo quasi dispiaciuti di non riuscire ad approfittare di tutte le belle iniziative proposte in rete (visite a musei, film gratuiti, lettura, musica, yoga..).

Il problema è fermarsi a pensare, pensare a quello che accade fuori, pensare ai numeri che ci vengono riportati dai telegiornali e conferenze stampa non come a dati statistici ma come a persone, persone che potremmo anche essere noi o i nostri famigliari, persone vicinissime del nostro paese, regione, città e quartiere.

Pensare che la sanità pubblica anche è fatta di persone, che non sono immuni. Pensare a quanta poca considerazione è stata data alla sanità pubblica (come all’istruzione) in tempi recenti, continuamente privata di mezzi. E a come ora tutti noi, potenti e non, politici ed evasori e cittadini per bene siamo così dipendenti da essa.

Pensare che non si sa per quanto durerà tutto questo e se un mese senza lavoro può essere considerato un agosto anticipato e inaspettato, due mesi o più ci danno sicuramente qualcosa di più che un grattacapo e che il problema sarà sia pubblico che privato, che ricominciare sarà sempre più complesso.

Pensare che non si sa per quanto durerà e che vedere amici e parenti in videochiamata può essere un’alternativa per un po’ ma poi potrebbero iniziare a mancare i baci e gli abbracci, gli scambi, la vicinanza fisica.

Pensare anche che quelli che sono corsi a fare scorta al supermercato che ci sono sembrati dei pazzi, forse dopo tutto non hanno fatto proprio male… Che ora uscire per fare la spesa ci sembra una vera e propria impresa, un mettersi a rischio, proprio come in quei libri e in quei film, solo che qui non è finzione e il nemico è invisibile e non saprai immediatamente se ti ha preso e la preoccupazione non è solo per te stesso ma per i tuoi famigliari una volta che tornerai con le provvigioni dentro le mura di casa.

Pensare che in questo momento è d’obbligo stare bene, non farsi male, cercare di non dare altro lavoro a medici e dottori…che tra l’altro potrebbero non avere i mezzi e il tempo per noi.

Nel nostro piccolo piccolissimo, oltre a tutto questo, alla paura, all’angoscia, all’ ignoto, vedo questo come un periodo di occasioni perdute per me e per Adamante…seppur mi ripeta che il fatto che abbia tre mesi ora è forse più facile che se avesse tre anni e dovessi spiegargli il perché bisogna rimanere a casa senza vedere gli amichetti, senza poter andare al parco, e più facile anche che se avesse compiuto 6 mesi e dovessi cominciare a svezzarlo proprio ora, o 15 anni che mi sembra già di per sé un’età molto complessa senza dover aggiungere la costrizione a casa, 24 ore su 24 con il resto della famiglia.

Però i suoi 3 mesi lui li ha proprio ora e non torneranno in un altro momento e io in maternità ci sono ora e una volta rientrata al lavoro quanto tempo potrò dedicargli? Avevo in mente tante cose da fare per me e per lui e per noi fuori da casa…ma questo è e cerchiamo di reagire nel migliore dei modi.

Certo mancano a tutti e tre le nostre lunghe passeggiate a Parco Nord.

Certo la curiosità di uscire e girare per una Milano deserta è forte. Soprattutto per uno scrittore affascinato dall’apocalisse.

In ogni caso, anche in questo enorme caos che ci destabilizza tutti…mi sento molto fortunata perché comprendo che esistono situazioni, assai più complesse della mia, che molte persone devono affrontare.

E spero di non essere sola nell’avere questa consapevolezza.

Quindi a tutti quelli che non hanno seri impedimenti per farlo ribadisco un appello che rimbalza di continuo e ci martella da più parti ma che pare ancora qualcuno non abbia compreso: #stateacasa !!!

E specifico: non trovate qualsiasi tipo di scusa per uscire, non andate un giorno sì e uno no a fare la spesa e non fatela nel supermercato più lontano per approfittare e farvi un giretto, fate palestra in casa, portate fuori il cane per il tempo necessario senza cedere alle chiacchiere con gli altri padroni, inventate o cercate in internet le attività da poter fare a casa con i vostri figli, senza andare giù al parchetto.

A chi se ne può effettivamente occupare invece chiederei: #tamponiatappeto e ripetuti per gli operatori sanitari e comunque per le categorie di lavoratori che continuano ad uscire per svolgere le proprie mansioni e incontrare gente.

Credo che tutti, in qualsiasi situazione, si augurino che questo virus abbia i giorni contati, e quindi tutti dobbiamo fare la nostra parte!