vs virus – ancora cronache da casa mia

Adesso il tempo passato è un po’ di più. E si comincia a sentirne gli effetti.

E se da una parte mi dico che sarà sempre più dura poi tornare alla ‘normalità’, che ormai abbiamo acquisito ritmi diversi, abitudini diverse, modi diversi di vivere gli spazi…dall’altra non vedo l’ora di sapere quando questa ‘normalità’ potrà tornare, perché questa sensazione di sospesione, di impotenza e di incertezza si fa sempre più grande.

Così due giorni fa, il 4 aprile, in questo solo attimo di paradosso surreale: in tv Borrelli, della protezione civile, contava i morti come ogni giorno; da uno stereo sui balconi dei palazzi davanti arrivava forte della musica gioiosa accompagnata da urla, fischi e applausi; per le strade un suono continuo di sirene; in cielo un suono intermittente di pale d’elicottero; Chicco nell’altra stanza con in braccio Adamante riferiva per telefono a un amico dell’effrazione subita qualche giorno fa e di tutto il suo contorno di paranoie, telefonate ai carabinieri, scambi con i vicini, leggende; mentre io con le lacrime agli occhi per lo sconforto pubblicavo foto sulla mia attività di cucito (più unica che rara) al sole del sabato pomeriggio sperando che questo potesse tirarmi su il morale quando in realtà mi ha avvilata ancora di più sommergendomi di improbabili sensi di colpa.

Ecco questo solo attimo mi sembra possa descrivere a pieno la nostra vita di questi giorni.

I dati su numero di contagi/morti/terapie intensive sono in lento miglioramento in Italia ma tutte le voci ufficiali ci tengono a sottolineare che non è il momento di lasciarsi andare a facili entusiasmi…e sinceramente io dal mio non riesco neanche a capire come si potrebbe. Certo mi fa piacere che i dati migliorino ma i numeri sono ancora altissimi. Le storie di parenti che hanno smarrito le tracce dei propri cari defunti di covid si moltiplicano. In Cina, dove tutto è cominciato e dove tutto pareva già finito, si sono riscontrati nuovi casi. Le dichiarazioni ufficiali della politica italiana sembrano confuse e confondono, quasi quanto le fake-news.

No, non mi faccio cogliere da facili entusiasmi.

Le restrizioni sono state prolungate per altri 15 gg, fino a Pasqua, ma è impossibile credere che in un così breve lasso di tempo il tutto si sistemerà e quindi non lo credo. Adesso è quasi un mese che io e Adamante non oltrepassiamo il cancello, con la consapevolezza che questo non accadrà ancora per un po’.

E certo, come già detto, mi reputo molto fortunata…con il nostro cortile, parte dei parenti nello stesso condominio, Chicco e Adamino e le nostre gattone. E forse è solo per questo che nonostante il salire dell’ansia penso sia ancora importante stare a casa. Penso che lo sforzo collettivo vada prolungato ancora un po’ se vogliamo non solo che quei numeri scendano ancora, ma crollino del tutto…pur non sapendo ancora bene cosa accadrà una volta arrivati allo zero.

In questo mese è uscito solo Chicco, una sola volta, per la spesa…comprando anche per i suoi genitori, suo fratello, mia mamma e mia sorella. Facciamo così, quando uno si imbarca per l’avventura della spesa chiede anche agli altri cosa hanno bisogno in modo da limitare per tutti le uscite. Portando poi le sporte di fronte all’uscio di ognuno, senza perdersi in troppi convenevoli e assolutamente senza abbracciarsi o baciarsi.

E fare la spesa ormai è davveo un’avventura e, a quanto mi raccontano, nemmeno particolarmente piacevole… le interminabili code in fila indiana davanti al supermercato; l’equipaggiamento con mascherina, guanti, disinfettante; le liste della spesa meticolose studiate come mappe del tesoro, divise per corsie per non perdere troppo tempo una volta entrati e non rischiare di dimenticare nulla; i prodotti perennemente esauriti (la farina, il lievito, qualche volta le uova)…

A casa abbiamo cominciato anche noi a fare cose, non che ci avanzi molto tempo, ma credo che a un certo punto serva una valvola di sfogo oltre al sistemare casa e star dietro ai bisogni di Diamantino. È così, con la grande collaborazione di Chicco, che sono riuscita a scrivere ben due post del blog in meno di un mese, che ho appeso quadri in attesa da anni, che ho fatto dei disegni per Adamante, che ora gli sto cucendo (più o meno) dei decori per il lettino… ho addirittura cominciato un coloring-book, non pensavo sarei mai riuscita (per ora cmq ho colorato solo una decina di foglie di un immagine ambientata in una foresta)…

Sono contenta di riuscire a fare queste cose per le quali di solito non trovo il tempo e nel momento in cui le faccio non dico che mi rilassano, ma almeno distraggono… ma poi la sera quando ci sintonizziamo sulla conferenza stampa arrivano i sensi di colpa, perché in fondo sto bene, perché passo le mie giornate tranquillamente e circondata da affetto e mi sento così poco utile e troppo poco partecipe del dolore di così tanti. Sembra stupido scriverlo ora, ma talvolta vengo sopraffatta da questi pensieri.

In questa nostra interminabile ‘vacanza’ da reclusi, viviamo con un peso sul petto. Un grosso peso, che diventa sempre un po’ più grande man mano che i giorni passano. Cresce quando scopriamo che lo zio Gianluca sta lavorando in terapia intensiva in un covid-hospital e ce lo aveva tenuto nascosto per non preoccuparci. Si ingigantisce quando sentiamo le storie di chi non ha potuto salutare i propri parenti prima e dopo il decesso. Diventa immisurabile quando ci si rende conto che in tutta la giornata fuori dalle mura del cortile non si è sentito per nulla il rumore del fù consueto traffico ma un suono praticamente mai interrotto di sirene di ambulanze.

Nel frattempo: ieri è stata la Domenica delle Palme; lo scarico della vicina è di nuovo esondato nella nostra doccia; hanno trovato i primi casi di covid su animali (ricordo a chiunque abbia cani e gatti che sono membri della famiglia e come tali vanno trattati); Adamante sta per compiere il suo quarto mese.

vs virus – cronache da casa mia

È da mercoledì 11 marzo che non oltrepasso il cancello di casa. Francesco invece è uscito per l’ultima spesa proprio mercoledì e da giovedì non ha più visto la strada nemmeno lui.

Non è poi molto…ma la situazione probabilmente non cambierà fino a fine mese e probabilmente oltre.

Fino a pochi giorni fa forse siamo stati tutti troppo poco cauti o forse ci abbiamo messo un po’ a comprendere a pieno la gravità della situazione. Forse le autorità stesse avevano sottovalutato la situazione.

Noi la nostra ultima passeggiata in tre l’abbiamo fatta martedì scorso, ci siamo diretti al Parco delle Favole dove le aree gioco erano effettivamente quasi deserte, ma comunque la quantità di gente a passeggio, di corsa o in bici ci ha fatto desistere e abbiamo cercato strade alternative poco frequentate in quartiere. Ogni persona incontrata era un ostacolo da evitare..abbiamo cambiato marciapiede più volte su ogni tratto di strada percorsa, perché quando incroci qualcuno in direzione opposta sullo stesso marciapiede sei a meno di un metro di distanza e se quel qualcuno starnutisce o tossisce inavvertitamente proprio mentre ti sta incrociando l’angoscia da virus sale.

Sembra di stare in uno di quei cavolo di libri e film o giochi da tavolo che tanto hanno appassionato Francesco nella sua vita. Spero che questo film abbia un finale migliore della maggior parte di quelli visti. E che il gioco collaborativo lo si vinca, nonostante le mosse sbagliate di alcuni in cui inevitabilmente si incappa.

Il fatto è che questa è pandemia e le perdite in squadra sono state già troppe e sappiamo anche che non sono finite.

Bisogna evitare i contatti sociali, bisogna isolarsi per sconfiggere il propagarsi del virus. E noi da una settimana viviamo tra casa e cortile. Benedetto cortile.

Da lunedì scorso Francesco ha smesso di lavorare al mercato…un ambiente troppo a rischio per un guadagno improbabile dato tutti i moniti a rimanere a casa se non per necessità. A Milano poi i mercati sono stati sospesi ufficialmente da giovedì.

Noi siamo per nostra natura dei pigroni, e per nostra natura cerchiamo di essere ottimisti e siamo grati, gratissimi, di tutto ciò che abbiamo e siamo innamoratissimi l’una dell’altro e del nostro piccolo Adamante, che ha compiuto 3 mesi nel bel mezzo della pandemia. Così abbiamo trovato subito tutti i lati positivi dello stare a casa insieme.

Ogni giorno ci svegliamo con un bimbo che ci fa grossi sorrisi e per tutto il giorno essere in due a gestirlo e a goderne è davvero impagabile.

Io sono in maternità quindi nessuno dei due deve lavorare da casa…stiamo vivendo in una sorta di lunghissima pigra domenica.

Anche le gatte sembrano felici di averci continuamente tra le zampe e si stanno riequilibrando e rilassando i rapporti che dopo la nascita erano divenuti un po’ più tesi.

Amiamo la nostra casetta ( #cialdini35 ), nonostante tutti i suoi piccoli e grossi acciacchi, amiamo la luce che la pervade nelle giornate di sole e amiamo il fatto di avere un piccolo spazio all’aperto.

Le liste di cose da fare non ci mancano e non ci sono mai mancate…faccio davvero fatica a immedesimarmi in chi ha paura di rimanere a casa perché non sa come impiegare la giornata. Noi in una settimana in due siamo riusciti a combinare poco e niente ma sicuramente non perché siamo sprovvisti di idee o di arretrati. Ci siamo goduti il nostro bimbo e ci siamo stancati con lui, abbiamo seguito i suoi ritmi, ci siamo lasciati andare un po’ alla pigrizia, lo ammetto, abbiamo gestito le emergenze (che non mancano mai…tipo scoprire che al piano di sopra sono sgorgati gli scarichi della vicina nel nostro piatto doccia e hanno messo in pericolo parecchie cose nostre appoggiate al pavimento oltre al pavimento stesso), abbiamo gestito le cose di tutti i giorni che a volte nella vita normale facciamo fatica a gestire (piatti, pavimenti, lavatrici, pulizia generale della casa)…

E in qualche modo ci è sembrato di aver quasi meno tempo di prima per leggere libri (che non riguardino il virus) o immergerci negli altri nostri, tanti, interessi.

Siamo quasi dispiaciuti di non riuscire ad approfittare di tutte le belle iniziative proposte in rete (visite a musei, film gratuiti, lettura, musica, yoga..).

Il problema è fermarsi a pensare, pensare a quello che accade fuori, pensare ai numeri che ci vengono riportati dai telegiornali e conferenze stampa non come a dati statistici ma come a persone, persone che potremmo anche essere noi o i nostri famigliari, persone vicinissime del nostro paese, regione, città e quartiere.

Pensare che la sanità pubblica anche è fatta di persone, che non sono immuni. Pensare a quanta poca considerazione è stata data alla sanità pubblica (come all’istruzione) in tempi recenti, continuamente privata di mezzi. E a come ora tutti noi, potenti e non, politici ed evasori e cittadini per bene siamo così dipendenti da essa.

Pensare che non si sa per quanto durerà tutto questo e se un mese senza lavoro può essere considerato un agosto anticipato e inaspettato, due mesi o più ci danno sicuramente qualcosa di più che un grattacapo e che il problema sarà sia pubblico che privato, che ricominciare sarà sempre più complesso.

Pensare che non si sa per quanto durerà e che vedere amici e parenti in videochiamata può essere un’alternativa per un po’ ma poi potrebbero iniziare a mancare i baci e gli abbracci, gli scambi, la vicinanza fisica.

Pensare anche che quelli che sono corsi a fare scorta al supermercato che ci sono sembrati dei pazzi, forse dopo tutto non hanno fatto proprio male… Che ora uscire per fare la spesa ci sembra una vera e propria impresa, un mettersi a rischio, proprio come in quei libri e in quei film, solo che qui non è finzione e il nemico è invisibile e non saprai immediatamente se ti ha preso e la preoccupazione non è solo per te stesso ma per i tuoi famigliari una volta che tornerai con le provvigioni dentro le mura di casa.

Pensare che in questo momento è d’obbligo stare bene, non farsi male, cercare di non dare altro lavoro a medici e dottori…che tra l’altro potrebbero non avere i mezzi e il tempo per noi.

Nel nostro piccolo piccolissimo, oltre a tutto questo, alla paura, all’angoscia, all’ ignoto, vedo questo come un periodo di occasioni perdute per me e per Adamante…seppur mi ripeta che il fatto che abbia tre mesi ora è forse più facile che se avesse tre anni e dovessi spiegargli il perché bisogna rimanere a casa senza vedere gli amichetti, senza poter andare al parco, e più facile anche che se avesse compiuto 6 mesi e dovessi cominciare a svezzarlo proprio ora, o 15 anni che mi sembra già di per sé un’età molto complessa senza dover aggiungere la costrizione a casa, 24 ore su 24 con il resto della famiglia.

Però i suoi 3 mesi lui li ha proprio ora e non torneranno in un altro momento e io in maternità ci sono ora e una volta rientrata al lavoro quanto tempo potrò dedicargli? Avevo in mente tante cose da fare per me e per lui e per noi fuori da casa…ma questo è e cerchiamo di reagire nel migliore dei modi.

Certo mancano a tutti e tre le nostre lunghe passeggiate a Parco Nord.

Certo la curiosità di uscire e girare per una Milano deserta è forte. Soprattutto per uno scrittore affascinato dall’apocalisse.

In ogni caso, anche in questo enorme caos che ci destabilizza tutti…mi sento molto fortunata perché comprendo che esistono situazioni, assai più complesse della mia, che molte persone devono affrontare.

E spero di non essere sola nell’avere questa consapevolezza.

Quindi a tutti quelli che non hanno seri impedimenti per farlo ribadisco un appello che rimbalza di continuo e ci martella da più parti ma che pare ancora qualcuno non abbia compreso: #stateacasa !!!

E specifico: non trovate qualsiasi tipo di scusa per uscire, non andate un giorno sì e uno no a fare la spesa e non fatela nel supermercato più lontano per approfittare e farvi un giretto, fate palestra in casa, portate fuori il cane per il tempo necessario senza cedere alle chiacchiere con gli altri padroni, inventate o cercate in internet le attività da poter fare a casa con i vostri figli, senza andare giù al parchetto.

A chi se ne può effettivamente occupare invece chiederei: #tamponiatappeto e ripetuti per gli operatori sanitari e comunque per le categorie di lavoratori che continuano ad uscire per svolgere le proprie mansioni e incontrare gente.

Credo che tutti, in qualsiasi situazione, si augurino che questo virus abbia i giorni contati, e quindi tutti dobbiamo fare la nostra parte!

post odeporico

Venerdì abbiamo fatto una passeggiata per il centro di Milano, dai Navigli al Cimitero Monumentale.
Siamo passati in mezzo alla movida dei locali sull’alzaia tra cori da stadio di turisti-tifosi nordici e poi ci è apparso un splendido tramonto sopra la nuova Darsena.
Abbiamo assistito allo spettacolo degli alberi da frutto in fiore dietro Sant’Eustorgio, mentre le facciate delle case signorili ci spiavano da ampie finestre con le loro luci accese.
Siamo passati dal Parco delle Basiliche alle spalle di San Lorenzo che ci ha salutati con la sua mole imponente e frastagliata e ci siamo immersi nelle viette del centro, strette, tortuose e senza marciapiedi, ma illuminate e pulitissime. Abbiamo scoperto l’installazione vegetale di Leonardo Nava sulla facciata di San Sisto e siamo approdati davanti a casa Morigi (ricordi onirici di quando era un contenitore d’arte e un edificio occupato).
In via Brisa la vista dei resti del Palazzo Imperiale è ora preceduta da delle quinte vegetali e tutto sembra così in ordine, pulito e luminoso…e forse un po’ freddo (come tutta la nuova Milano). Abbiamo attraversato corso Magenta e abbiamo incrociato un piccolo tratto di manifestazione per il clima, nonostante tutto, gioiosa, pacifica e colorata. Il coro dei bambini che canta incoraggiamenti alla terra che non lascerà ❤ mi è sembrato rendesse più bella questa Milano piena di smog.
Abbiamo attraversato le corti del Castello che quasi ci chiudevano dentro e al Parco Sempione abbiamo provato a salire sulla mia piccola bicicletta in due, come da ragazzi…solo che non siamo più così giovani, esili (soprattutto io) e temerari. E con l’aggravante di un pc pesantissimo nel cestino davanti il viaggio scricchiolante e zizzagante è durato solo qualche secondo, ma ci ha fatto ridere.
Prima di uscire dal Parco, di fianco all’Arena un gruppo di ragazzi ci si è avvicinato con una bottiglia di vetro in mano e io mi sono irrigidita subito, poi ci hanno chiesto in inglese se avessimo qualcosa per aprirla, perché aveva il tappo di sughero ed erano lì per festeggiare, ma senza un cavatappi…hai tirato fuori lo svizzero con il cavatappi incluso e li hai fatti felici, ci siamo salutati come vecchi amici tutti sorrisi, declinando l’invito a unirci a loro per un sorso.
Siamo sbucati a lato di ChinaTown, come sempre vivace e piena di gente, e siamo rimasti abbagliati dalle vetrate luminose della Fondazione Feltrinelli, lunga e diritta con il suo “tetto a punta”…una delle nuove architetture di Milano che più mi intriga, per forma, traccia, aspetto, progetto anche se non credo gli perdonerò mai di aver preso il posto di un grande e rigoglioso vivaio.
Abbiamo percorso un tratto di strada largo e corto che termina con la facciata del maestoso Cimitero Monumentale, con le sue geometrie precise, la pietra chiara, e le linee orizzontali.
In questa Milano ancora piena di traffico di auto e moto, con qualche bicicletta che consegna cibo d’asporto, che è la nostra ma ha un volto nuovo, che è Milano ma sembra un po’ estera che è piena di gente in manifestazione, ma anche nei locali e sulle strade, in questa Milano così vivibile e così caotica… ci siamo salutati, davanti a una fermata della metro ancora nuova e scintillante, e io sono stata felice e non so nemmeno il perché. E sono felice perché ho passeggiato con te. E mi sono sentita circondata di bellezza nonostante tutte le contraddizioni che può avere una città, nonostante tutte le contraddizioni che possiamo essere noi.
E dimmi è piaciuto così tanto anche a te?

salone del libro

ritrovare persone affini perse nel tempo, gli incontri.
e la rabbia e LA RABBIA GIOVANE.
leggere seduti sull’erba in mezzo alle pratoline del Giardino Forbito un libro per bambini appena acquistato e scoprirne il dolce sapore.
conoscere una bimba di nome Maria Tesera e passeggiare al Valentino e ai Murazzi, con il fiume Po che scorre veloce e illumina le arcate in pietra dei ponti.
assaggiare cose buone e belle in una bella piazza.
nuovi progetti appena finiti. colori sobri e putrelle a vista. la casa accogliente e luminosa di un amico.
Torino è bella per quel che mi riguarda.
e l’acqua,  di fiumi e risaie attraversati in treno, l’acqua allegra dei ruscelli e fontane del Valentino, l’acqua del Po che lambisce i Murazzi. E tutto vivo il verde intorno.

Nuove avventure in vista..

Eh già,  iniziano nuove avventure per Giulia B. accompagnate dalla vecchia amica Ansia. E poi senso di vuoto, panico, colpa, inadeguatezza.
Molta confusione per nulla di chè…forse.
Insomma cominciamo positivi!!

Dovrò abbandonare i cagnetti e i bambini…e uso la parola ‘abbandono’ non a caso…mi sembra proprio di star facendo quello. Oltre a sentirmi una traditrice nei confronti di chi aveva riposto fiducia in me.
Tanto può un nuovo lavoro…un lavoro che spero mi piaccia ma che ancora non conosco.
E forse il tutto è ingigantito dai tempi ristretti…una settimana, una soltanto e quasi strappata dalle mani del nuovo datore, per rivoluzionare le mie giornate di casa, passeggiate, luce, creatività, progetti.
Beh non che l’ansia prima non ci fosse eh…ed è proprio per questo che ho detto ‘sì’ e ne sono ancora convinta…però…

Ok, Francesco mi direbbe che ho usato troppi puntini di sospensione…quindi mollo il colpo.

un’emozione

che fatica trovare un attimino tutto mio per scrivere due righe, ma ormai la primavera è cominciata e si sta manifestando in tutto il suo splendore e non potevo più rimandare!

la primavera è una stagione che mi emoziona sempre.

bellissimi i colori della natura in autunno, il sole e i frutti golosi d’estate, le rare nevicate scintillanti in inverno…ma la primavera, caspita, ogni volta mi lascia senza fiato…è un miracolo che si ripete, come quando nasce un bambino tutto nuovo!

e ancora prima…agli inizi di marzo, quando gli alberi da lontano sembrano ancora spogli…e poi ti avvicini e li vedi! Dei minuscoli boccioli, qualcosa di delicatissimo e meraviglioso che nasce da sé in barba alle brutture del mondo e degli uomini.

e poi delle piccole nuove foglioline sulle siepi, i primi fiori nei prati. E’ tutto così tremendamente generoso.

quest’anno mi sento più abbagliata del solito…sarà che con lo scarseggiare del lavoro sto molto più spesso fuori, nei parchi, nei giardini, tra i viali alberati. Dove la primavera si sente nel cinguettare degli uccelli e nel lento ronzio dei primi insetti che si risvegliano.

la luce, la luce meravigliosa che si espande e il clima incostante che prima o poi mi fa ammalare…ma mi piace anche questo, il momento di passaggio, quel passo verso qualcosa di atteso e meraviglioso con tutta l’eccitazione che si porta dentro andando incontro a qualcosa di atteso e meraviglioso.

un bacio, un bellissimo bacio del mondo, rosa come i fiori degli alberi da frutto.

mi ci tuffo, mi ci immergo, voglio sentirmici completamente circondata, inondata di colori teneri, di nuove vite delicate, di morbidezza e leggerezza.

PLUFF

peccato essere un soggetto allergico *____*’

5 anni che non si dimenticano.

È possibile avere questo groppo in gola, questi occhi umidi e un bombardamento di strane sensazioni amare e tristi per la scomparsa di una persona che non si frequenta da più di 20 anni?!

Ero in giro con Just questa mattina, un cane bello quanto inverosimile, quando mi arriva questo messaggio.

Il messaggio me lo manda Anna la mia più vecchia e cara amica d’infanzia, vicina di casa da sempre con cui abbiamo condiviso insegnanti e compagni fin dal nido, poi alla materna, alle elementari e alle medie e da allora sempre rimaste in contatto fino a diventare parte della stessa famiglia.

Anna stamattina mi scrive che una delle nostre maestre delle elementari è venuta a mancare.

All’inizio una smorfia, il pensiero di di dover rispondere ad altri messaggi, l’attenzione verso Just.

Poi, piano, sale questa sorta di ansia. Chiedo del funerale, se ci sarà e poi continuo a pensarci.

Continua a pensare quanto sia stato sciocco da parte mia non cercare un nuovo contatto.

Io e Anna siamo state a scuola a trovarla che forse eravamo al liceo o al primo anno di università ed era stato bello. E poi nulla.

Mi vengono in mente tutti gli altri maestri e professori persi nel nulla…e i grazie non detti.

Eppure alle mie maestre ci penso proprio spesso.

Chi mi è più vicino mi ha sentito raccontare più di una volta della maestra Tiziana…quella che non ci faceva tenere il diario, che insegnava sia Italiano che Scienze fregandose delle suddivisioni tra ambito umanistico e matematico-scientifico, quella che secondo me già allora era avanti ma che ho capito poi negli anni quanto lo fosse davvero.
Quando ad esempio ho scoperto che le canzoni che ci faceva imparare erano di Guccini, Battisti, Lennon.

La maestra che mi ha fatto leggere racconti di Rodari rimasti così impressi nella mente per tutti questi anni. Quella che ci faceva fare gli esperimenti e ci faceva allevare i tenebrioni per spiegarci la metamorfosi di un insetto fino allo stadio adulto, o che faceva crescare le piante nelle scatole per farci capire l’importanza della fotosintesi!

Non metteva dei veri e propri voti ma esprimeva pensieri complessi per ogni compito di ogni bambino.

Faceva dei viaggi esotici e interessanti non mancando mai di mandarci cartoline o portarci piccoli ricordi. Sarà che sono una inguaribile accomulatrice ma alcune cose le conservo ancora, anche dopo diversi traslochi.

Alla fine penso che abbia lasciato un segno nelle pieghe della mia persona e che quello che sono ora forse in piccola parte è dovuto anche a lei…che sono niente, ma é comunque un niente che mi piace più di altri e poi comunque è il mio.

Perciò ecco forse si spiega quel groppo alla gola, che va a toccare qualcosa di viscerale e intimo e antico all’interno della mia storia.

E forse solo chi ha avuto maestri così può intendere davvero e sentirsi stupido quanto me per quei grazie celati.

“colazione per cena”, una filosofia di vita

Siccome proprio oggi è il mio compleanno e sono una mezza disoccupata (anche se le mie giornate rimangono piene di cose da fare), posso trovare del tempo per pensare anche a cose goliardiche e mangerecce!

Quindi, riprendo in mano uno dei libri scovati durante il trasloco…

” <Ah> disse il dottor Pym <la cena.>

Solo che non era una cena. I nani stavano mettendo in tavola pile di pancake imburrati, cataste di bacon grondante di grasso, tortini rigonfi di carne e spalmati di formaggio, vasetti di marmellata e di miele, schiere di fette di pane dorato, ciotole di porridge fumante, pezzi di formaggio cremoso, piramidi di morbidi doughnut ricoperti di gelatina e infine una brocca di qualcosa che doveva essere succo di mele caldo.

<I nani> spiegò il dottor Pym <sono grandi fautori della colazione per cena […]>”

John Stephens – trad. Silvia Piraccini, L’atlante di smeraldo, ed. Longanesi, 2011

E la dieta si comincia domani. 😉

nel frattempo

dall’ultimo post sono successe davvero un sacco di cose che non ho avuto di raccontare, ma che in qualche modo hanno sconvolto la mia vita…in positivo eh!

il 25 aprile mi sono sposata, sono stata a Trieste 3 giorni in “gita di nozze”, ho lavorato per un po’ presso il Comune, ho lavorato al Centro Estivo per bimbi speciali, siamo tornati a Valvori per pochi giorni in agosto, i lavori alla casa sono finiti (quasi del tutto) e il 25 agosto ci siamo trasferiti…durante il mese di agosto mi sono occupata quasi esclusivamente del trasloco e ora siamo circondati da miriadi di scatoloni, sacchetti, cose sparse…e tutto dovrà trovare la propria collocazione…o venire eliminato!! 😉

beh insomma si trovano un sacco di cose durante il trasloco..io ad esempio ho collezionato una serie di libri (da restituire, da scambiare, o da tenere) con vecchie sottolineature (anche dove meno ce le si aspetta) …che mi trovano ancora d’accordo con me stessa!!

come questa ad esempio:

“Vi sono infatti anche altre tematiche ricorrenti nella società occidentale del nostro tempo […]. Nei confronti di esse l’universo drogastico e giovanile funziona come un vero e proprio apparato risuonatore e rivelatore.

In questo contesto rivelatore si manifestano aspirazioni – deviate quanto si vuole, ma pur sempre sintomaticamente espressive – di una profonda sete di conoscenza e di apertura nei confronti dell’universo dell’esperienza, anche quando esso si estende in direzione di orizzonti paurosamente remoti.”

Prefazione di Max Beluffi in

Alice: i giorni della droga, ed. Feltrinelli, 1971

che libri leggevo da ragazzina??!

beh ho trovato anche cose più goliardiche e pensieri artistici…li posterò!

yin e yang

è una cosa meravigliosa che ti fa pensare che non potresti mai più rinunciare a dormire senza di loro… (haia e come si fa con tutti i buoni propositi per la casa nuova??)

io dormo rannicchiata, in posizione fetale, su un lato e spesso quando sono sola nel letto (ma a volte anche quando c’è chicco, povero chicco)…mi si piazzano una acciambellata contro il mio stomaco e una acciambellata tra il sedere e i polpacci.

così il mio corpo disegna una linea sinuosa (e vabbhè fatemi sognare) tra un pallino grigio e uno nero!

il peso dei loro corpicini caldi adesi al mio regalano pace e relax…ti trasportano fuori dal mondo in una dimensione dove tutto è tenerezza!!

questo, ovvio, quando va bene e loro non sono sveglie a fare a gara a chi ti infilza di più per “fare il pane” sulle tue morbide rotondità! o non prendono di mira pigiama o lenzuolo e ne fanno brandelli!! in effetti forse si può anche fare a meno di dormire con loro! 😉