vs virus – ancora cronache da casa mia

Adesso il tempo passato è un po’ di più. E si comincia a sentirne gli effetti.

E se da una parte mi dico che sarà sempre più dura poi tornare alla ‘normalità’, che ormai abbiamo acquisito ritmi diversi, abitudini diverse, modi diversi di vivere gli spazi…dall’altra non vedo l’ora di sapere quando questa ‘normalità’ potrà tornare, perché questa sensazione di sospesione, di impotenza e di incertezza si fa sempre più grande.

Così due giorni fa, il 4 aprile, in questo solo attimo di paradosso surreale: in tv Borrelli, della protezione civile, contava i morti come ogni giorno; da uno stereo sui balconi dei palazzi davanti arrivava forte della musica gioiosa accompagnata da urla, fischi e applausi; per le strade un suono continuo di sirene; in cielo un suono intermittente di pale d’elicottero; Chicco nell’altra stanza con in braccio Adamante riferiva per telefono a un amico dell’effrazione subita qualche giorno fa e di tutto il suo contorno di paranoie, telefonate ai carabinieri, scambi con i vicini, leggende; mentre io con le lacrime agli occhi per lo sconforto pubblicavo foto sulla mia attività di cucito (più unica che rara) al sole del sabato pomeriggio sperando che questo potesse tirarmi su il morale quando in realtà mi ha avvilata ancora di più sommergendomi di improbabili sensi di colpa.

Ecco questo solo attimo mi sembra possa descrivere a pieno la nostra vita di questi giorni.

I dati su numero di contagi/morti/terapie intensive sono in lento miglioramento in Italia ma tutte le voci ufficiali ci tengono a sottolineare che non è il momento di lasciarsi andare a facili entusiasmi…e sinceramente io dal mio non riesco neanche a capire come si potrebbe. Certo mi fa piacere che i dati migliorino ma i numeri sono ancora altissimi. Le storie di parenti che hanno smarrito le tracce dei propri cari defunti di covid si moltiplicano. In Cina, dove tutto è cominciato e dove tutto pareva già finito, si sono riscontrati nuovi casi. Le dichiarazioni ufficiali della politica italiana sembrano confuse e confondono, quasi quanto le fake-news.

No, non mi faccio cogliere da facili entusiasmi.

Le restrizioni sono state prolungate per altri 15 gg, fino a Pasqua, ma è impossibile credere che in un così breve lasso di tempo il tutto si sistemerà e quindi non lo credo. Adesso è quasi un mese che io e Adamante non oltrepassiamo il cancello, con la consapevolezza che questo non accadrà ancora per un po’.

E certo, come già detto, mi reputo molto fortunata…con il nostro cortile, parte dei parenti nello stesso condominio, Chicco e Adamino e le nostre gattone. E forse è solo per questo che nonostante il salire dell’ansia penso sia ancora importante stare a casa. Penso che lo sforzo collettivo vada prolungato ancora un po’ se vogliamo non solo che quei numeri scendano ancora, ma crollino del tutto…pur non sapendo ancora bene cosa accadrà una volta arrivati allo zero.

In questo mese è uscito solo Chicco, una sola volta, per la spesa…comprando anche per i suoi genitori, suo fratello, mia mamma e mia sorella. Facciamo così, quando uno si imbarca per l’avventura della spesa chiede anche agli altri cosa hanno bisogno in modo da limitare per tutti le uscite. Portando poi le sporte di fronte all’uscio di ognuno, senza perdersi in troppi convenevoli e assolutamente senza abbracciarsi o baciarsi.

E fare la spesa ormai è davveo un’avventura e, a quanto mi raccontano, nemmeno particolarmente piacevole… le interminabili code in fila indiana davanti al supermercato; l’equipaggiamento con mascherina, guanti, disinfettante; le liste della spesa meticolose studiate come mappe del tesoro, divise per corsie per non perdere troppo tempo una volta entrati e non rischiare di dimenticare nulla; i prodotti perennemente esauriti (la farina, il lievito, qualche volta le uova)…

A casa abbiamo cominciato anche noi a fare cose, non che ci avanzi molto tempo, ma credo che a un certo punto serva una valvola di sfogo oltre al sistemare casa e star dietro ai bisogni di Diamantino. È così, con la grande collaborazione di Chicco, che sono riuscita a scrivere ben due post del blog in meno di un mese, che ho appeso quadri in attesa da anni, che ho fatto dei disegni per Adamante, che ora gli sto cucendo (più o meno) dei decori per il lettino… ho addirittura cominciato un coloring-book, non pensavo sarei mai riuscita (per ora cmq ho colorato solo una decina di foglie di un immagine ambientata in una foresta)…

Sono contenta di riuscire a fare queste cose per le quali di solito non trovo il tempo e nel momento in cui le faccio non dico che mi rilassano, ma almeno distraggono… ma poi la sera quando ci sintonizziamo sulla conferenza stampa arrivano i sensi di colpa, perché in fondo sto bene, perché passo le mie giornate tranquillamente e circondata da affetto e mi sento così poco utile e troppo poco partecipe del dolore di così tanti. Sembra stupido scriverlo ora, ma talvolta vengo sopraffatta da questi pensieri.

In questa nostra interminabile ‘vacanza’ da reclusi, viviamo con un peso sul petto. Un grosso peso, che diventa sempre un po’ più grande man mano che i giorni passano. Cresce quando scopriamo che lo zio Gianluca sta lavorando in terapia intensiva in un covid-hospital e ce lo aveva tenuto nascosto per non preoccuparci. Si ingigantisce quando sentiamo le storie di chi non ha potuto salutare i propri parenti prima e dopo il decesso. Diventa immisurabile quando ci si rende conto che in tutta la giornata fuori dalle mura del cortile non si è sentito per nulla il rumore del fù consueto traffico ma un suono praticamente mai interrotto di sirene di ambulanze.

Nel frattempo: ieri è stata la Domenica delle Palme; lo scarico della vicina è di nuovo esondato nella nostra doccia; hanno trovato i primi casi di covid su animali (ricordo a chiunque abbia cani e gatti che sono membri della famiglia e come tali vanno trattati); Adamante sta per compiere il suo quarto mese.

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